Pubblicare un Libro Fotografico

La pubblicazione di un libro fotografico fa gola a molti fotografi. Ma è necessario?


Pubblicare un Libro Fotografico
Durante la Fotorubrica consiglio spesso delle pubblicazioni.
Una delle domande che mi sono state poste è “Come si fa a pubblicare un libro fotografico e presentarlo?”.

Un libro fotografico è qualcosa di importante che va a rappresentare il lavoro di un artista in modo incisivo e, inutile girarci intorno, il piacere della carta va ad enfatizzare il tutto.
In certi casi la si può anche intendere come la chiusura di un processo creativo che, tramite vari step, ti porta verso la materializzazione su carta.
Ma è giusto distinguere prima di tutto quello che si ha tra le mani di pubblicato e ciò che è il desiderio di avere su carta il proprio lavoro.

C’è da riconoscere prima di tutto il valore di una pubblicazione editoriale. 
Dietro a un libro prodotto da una casa editrice ci sono tanti professionisti che si dedicano ad ottimizzarne la fruizione. Il fotografo fa parte quindi di un Team che, tramite varie esperienze, rende tale pubblicazione un prodotto di valore artistico non indifferente. Dove anche i testi hanno un peso e dove la successione delle fotografie è pensata per rappresentare al meglio su carta il lavoro dell’artista.
Certe volte un progetto fotografico nasce per diventare un libro fotografico.

Aspirare a vedere un proprio lavoro pubblicato a livello editoriale è molto ambizioso, tant’è che il più delle volte è un punto di arrivo, dopo che tale sforzo ha ricevuto meriti e riconoscenze.

Ma la carta stampata fa gola. Online è pieno di realtà che ti promettono libri fotografici a basso costo per far “risplendere il tuo lavoro”.
A chi non è balzato in mente di realizzare un libro di quelle foto tanto apprezzate da amici e parenti?
È sbagliato? NO.
È necessario? Nemmeno.

Se ci si vuole esporre come autori, auto-produrre un proprio libro solo per raccogliere le fotografie realizzate è totalmente accessorio.
Lo dico in prima persona. Io stesso, in passato, ho realizzato un libro fotografico che accompagnava una mostra, “Sri Lanka”.
Si poneva come obiettivo quello di raccogliere la larga selezione delle fotografie di quel viaggio.
L’ho curato totalmente io e, in tutta onestà, si vede. Era un modo di completare l’esperienza della mostra con qualcosa di acquistabile e tangibile.
Col senno di poi non posso fare a meno di auto-criticare la scelta definendola accessoria.
Senza una cura editoriale (che comprende anche il marketing) la versione stampata è finita quasi esclusivamente nelle mani di persone vicine che, conoscendomi, ci tenevano ad avere quel prodotto.
Un pò come i like e i follow di amici e parenti. Fanno piacere, ma si tratta di persone che nella quasi totalità dei casi sono disinteressati alla fotografia e al tuo percorso artistico.

Quando e come può essere utile auto-pubblicarsi un libro fotografico?
Ci sono alcuni casi in cui farlo non è sbagliato, proprio perchè fa parte del processo creativo che è nato dalla realizzazione di un progetto.
Giusto sottolineare come il valore del progetto sia determinante nel decidere di intraprendere questo tipo di scelta. Il mio consiglio è quello di lasciarsi prima giudicare da persone del settore e non basarsi solo sul favore del pubblico. Il giudizio di anche solo un esperto vale molto di più di innumerevoli apprezzamenti casuali.
Se il lavoro piace a quel punto è giusto alzare l’asticella e non accontentarsi di prodotti di scarsa qualità.
Una pubblicazione deve avvalorare un tema, una visione, un’atmosfera. Elementi che si ritrovano poi nelle fotografie contenute.
Mi viene subito da pensare a “The Last Testament” di Jonas Bendiksen (ve ne parlerò in una delle prossime Fotorubriche). La pubblicazione presenta una grafica coerente col tema e il libro stesso ricorda le edizioni sacre del Vecchio e Nuovo Testamento. Ci sono anche alcune pagine di carta Bibbia 30gr. I testi vanno a decorare e arricchire l’esperienza di lettura. Insomma, nulla è casuale e le fotografie sono solo una parte di un lavoro che esplode tra le mani.
Quindi, se si vuole aspirare a un’autoproduzione bisogna prima di tutto rivolgersi a dei laboratori di stampa professionali che ti permettono di personalizzare il prodotto.
Non servono 100 copie, ne bastano 2/5 fatte bene. 
Perchè così poche?
Perchè esistono dei contest fotografici pensati appositamente per questo tipo di auto-pubblicazioni.
Alcune volte sono realtà affermate in questo tipo di awards, altre volte sono premi inseriti in contesti fieristici come al PhotoLux di Lucca.
Invii la tua pubblicazione per essere giudicato da esperti e vincere un premio che talvolta consiste anche nella pubblicazione e distribuzione ad un livello più ampio.
Certo, non è facile, ma verrai comunque visto e giudicato da persone rilevanti nel panorama fotografico che potranno quindi darti consigli utili a migliorarti concretamente.

Questa riflessione mi porta a ribadire come sia importante prendersi tempo. Dalla formulazione di un’idea alla realizzazione. 
Capire il proprio progetto è il primo passo per valutare se può essere trasportato su carta in modo efficace e non con banalità e superficialità.

Giusto sottolineare che fino ad ora ho parlato di “carta” riferendomi alle sole pubblicazioni.
Mi viene però da dire che è fondamentale stampare le proprie fotografie. Pertanto valutate semplicemente di realizzare delle belle stampe singole in alternativa al più ambizioso libro fotografico.
Presentate ad un editor in questa forma le pone in un contesto diverso che presentarle in un libro fotografico. E probabilmente risulteranno più efficaci.


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