Il Fotografo degli Esports

Vi racconto la storia de “Il Fotografo degli Esports”.


Il Fotografo degli eSportsQuando nel 2018 vinsi i primi premi con “Play The Game Over” iniziai anche a inviare il mio progetto a diversi editori italiani e internazionali.
Zero risposte tranne un “Abbiamo già trattato l’argomento” e un “I videogiochi non li trattiamo”.

Sono passati 2 anni da allora è mi ritrovo su “Il Fotografo”, la rivista di fotografia più autorevole del panorama editoriale italiano.
Un numero 322, quello di Aprile, davvero particolare per il momento storico che stiamo vivendo. Difficile anche per l’editoria che si trova in quella situazione di dover fare i conti con la distribuzione nelle edicole in periodo di quarantena e con la complicata riuscita della vendita delle versioni digital.
In questo panorama nella rivista si parla di un progetto sul mondo digitale. Nello specifico quello dei videogiochi, che con forza si impongono come media che trascende dalle situazioni di emergenza nel quale il mondo reale ci può costringere e di cui non eravamo a conoscenza. Non lo avevamo mai provato sulla nostra pelle.
Il videogioco sta oggi favorendo tantissime situazioni che si sono materializzate davanti a noi. Gli acquisti online, la scuola a distanza tramite videoconferenze e la semplice chiacchierata in videocall sullo smartphone. Si, perchè se oggi tutti hanno uno smartphone in mano è anche grazie alle App gaming, che sono sempre state il traino delle vendite di un dispositivo insieme alla fotocamera. Apple è addirittura arrivata in tempi recenti a introdurre un servizio in abbonamento esclusivamente dedicato ai giochi (Arcade).

Ed è così che oggi (2020) l’attenzione verso un progetto fotografico sui videogiochi è cambiata.
“C’è già un articolo sugli esports in coda”, “Molto interessante, parliamone”, “Hai partecipato al World Press Photo?”.

Sono contento. Perché tutto ciò che ho fatto 3 anni fa sta finalmente esprimendo il suo potenziale.
La forma non è mai cambiata. Il progetto è qui, sul sito, da allora. Semplicemente è cambiata l’attenzione delle persone verso un argomento che ha sempre subito di pregiudizio e di disinformazione.
E questi hanno colpito tutti, anche editori e critici, per tanto tempo.
In fondo il mio progetto nasce per parlare di quello, per sensibilizzare con la fotografia coloro che ignorano l’identità di una realtà tanto importante quanto poco conosciuta e valutata con le dovute attenzioni.

Molti amici e colleghi fotografi mi dicevano che era troppo presto il 2018. Avevano ragione.
Un progetto inedito per la sua forma e il suo contenuto, che parla di una realtà raccontata sempre senza efficacia con testi ricorrenti e immagini in stock.
Ricordo ancora come (durante le mie prime uscite per il progetto) quelli del settore gaming mi chiamavano “Il fotografo degli Esports”. All’epoca non capivo e quasi mi infastidiva essere etichettato così, considerando che negli eventi eSportivi era pieno di fotografi e video operatori incaricati e considerando che faccio foto a tante situazioni differenti.
Ma ora dò tutto un altro valore a quell’appellativo. 
Probabilmente era la prima volta che vedevano un fotografo rappresentare il loro mondo, e non fotografarlo e basta.


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