Post Produzione fotografica e utilizzo.

Voglio entrare nel dettaglio della Post Produzione fotografica analizzando questa fase creativa nelle sue varie sfumature.


Recentemente ho trattato spesso l’argomento della Post Produzione fotografica.
Durante le storie su Instagram della Fotorubrica, nei messaggi intercorsi con voi che mi seguite e anche nel precedente articolo, dove ho scritto di ponderare la pubblicazione delle proprie foto online.
Voglio ora entrare nel merito di questo aspetto da molti trascurato e mal gestito.

Intanto partiamo dal presupposto che nella fotografia la visualizzazione dell’immagine finale dovrebbe essere gia presente nella propria testa.
Questo significa avere una consapevolezza che ti porta a realizzare uno scatto in RAW in cui tu, come fotografo,  pre-visualizzi il risultato finale.
Per fare questo colui che scatta deve innanzitutto farlo con criterio.
Purtroppo ci sono troppe fotografie la cui “forza” è data esclusivamente dall’elaborazione digitale in post produzione. Dove per “forza” si intende una lavorazione che si basa su meri numeri che tendono ad esaltare l’impatto visivo sconfinando in ciò che non è più una visione personale o un progetto, ma esclusivamente la realizzazione di un’immagine fine a se stessa.

Post-Produzione fotograficaCome sappiamo la fotografia ha tante declinazioni e ognuna di queste accetta un’utilizzo dell’elaborazione digitale più o meno incisivo.
Questo però non significa perdere la visione di insieme e la progettualità in quello che si fa.
Bisogna sempre intendere la Post Produzione come un processo creativo in cui il software si mette al servizio della nostra fotografia, e non il contrario.
Quella fase in cui la nostra identità viene finalizzata negli scatti elaborati.
Un’identità parte innanzitutto dal riconoscere le regole del tipo di fotografia che facciamo e saperle personalizzare.

Tralasciando la mia fotografia più autoriale, che trovate tra le pagine di questo sito, voglio analizzare quella che è la mia professione di fotografo nello studio fotografico.
Nello specifico voglio soffermarmi sui ritratti ai bambini per uso privato, le classiche foto di famiglia. Ne realizzo molte e ogni anno ho il piacere di fotografare centinaia di bimbi in sala di posa.
Vedo tantissimi fotografi che si sono concentrati nella realizzazione di scatti puramente estetici. Con filtro pelle, occhi di cristallo ed effetto bokeh spinto con la sfocatura digitale. Un tipo di fotografia che va ad esasperare quella che è la visione originale della australiana Anne Geddes, riconosciuta a livello globale per le sue iconiche immagini ai neonati. Il vero problema è che da questa esasperazione il fotografo si allontana già in partenza dal rappresentare il soggetto per come è, regola principale del ritratto di famiglia. Un tipo di approccio pubblicitario quindi, che va a snaturare il bambino rendendolo una bambola da utilizzare per i fini fotografici.
Ma soprattutto, da questo, il fotografo danneggia la sua identità perchè, essendo fotografie puramente tecniche, sono anche diffuse e replicate ovunque. Non è un caso che sono quasi sempre firmate. Proprio ad evidenziare che è la firma a far riconoscere il fotografo… e non la foto stessa.

Cambiando tema, in tempi recenti si sono generati una serie di output visivi standardizzati, soprattutto su Instagram.
Attualmente, ad esempio, ci sono una quantità immensa di immagini con filtro Teal & Orange a tal punto che si è creata una tendenza nella quale si sono incastrati molti fotografi o aspiranti tali.
Conformarvi non vi identifica e, come dicevo nell’articolo precedente, i likes e i followers casuali non rappresentano la vostra capacità fotografica.

Ultimo aspetto riguarda il fotoritocco.
A partire dal semplice crop dell’immagine (di cui molti abusano), fino all’eliminazione di elementi di disturbo sull’immagine.
Considerate che in moltissimi contest fotografici è vietato da regolamento, al punto che, se in fase di revisione dei RAW (che vengono richiesti) si denotano fotoritocchi, si viene esclusi dal contest con negata possibilità di partecipazione per alcuni anni.
Questo a ribadire in via definitiva quanto lo scatto originale sia comunque un punto di partenza dal quale procedere con rispetto, consapevolezza e critica. Indipendentemente dal tipo di fotografia che fate.

Credo che non si debba mai mettere la capacità tecnica del software davanti alla vostra capacità e personalità nello scattare le fotografie.
È un processo lungo che solo con la ricerca personale e la crescita come persona può portare ai risultati.
L’importante è non cadere in balia della Post Produzione e far si che sia lei a dettare quello che sei tu come fotografo.
C’è da tenere sempre presente che un approccio solo tecnico è replicabile da tutti, basta conoscere la fotocamera e il software.
Quello che sei tu, invece, non può esserlo nessun altro.

NOTE:

• Tra i corsi che propongo c’è anche quello di Post Produzione.
• Se hai la fotocamera ma non hai un programma per la Post Produzione ti consiglio Lightroom o Capture One. Di quest’ultimo (che io utilizzo) trovi qui sotto un banner che ti porta alla pagina dove puoi scaricare la versione di prova di 30 giorni o acquistare il software in vari pacchetti disponibili.
• Se stai cercando un Pc adatto per la Post Produzione fotografica ti consiglio i prodotti per i creativi di MSI.




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